Cannavaro con il Parma

Il Parma di Fabio Cannavaro

Cannavaro nell’estate del 1995, nonostante avesse dichiarato amore per la squadra della sua città, viene venduto dal Napoli in difficoltà economiche.

Viene acquistato dal Parma che sta allestendo un team pronto a grandi traguardi; nella stessa estate, oltre a Fabio, arriva dal Barcellona il fresco vincitore del Pallone d’oro Hristo Stoičkov.

Nella squadra sono già presenti calciatori del calibro di Sensini, Benarrivo, Apolloni, Zola, Pippo Inzaghi e Dino Baggio. Ma soprattutto, in quel team, c’era un ragazzino dal nome Gigi Buffon, che avrebbe esordito a novembre e (praticamente) non sarebbe più uscito da quei pali. Tutta questa orchestra era diretta da un grande Nevio Scala.

La stagione, rispetto alle aspettative è un po’ sottotono ma la squadra comunque chiude al sesto posto con conseguente qualificazione in Coppa UEFA. Sempre nella stessa annata il Parma arriva sino ai quarti di finale di Coppa delle Coppe.

Fabio Cannavaro è comunque la colonna portante della difesa, a protezione di Gigi e di Luca Bucci, e colleziona 36 presenze e 1 gol.

Stagione 1996/97, il secondo anno del Parma

L’anno successivo Hristo Stoičkov torna al Barcellona e al Parma scatta la rivoluzione, partendo sin dalla dirigenza, dove Stefano Tanzi scala la società e riorganizza l’organigramma. In panchina Nevio Scala lascia il posto a un giovane Carlo Ancelotti e in campo arrivano Enrico Chiesa, Hernan Crespo e un certo Lilian Thuram.

La stagione finisce con un sorprendente secondo posto, lottando fino all’ultima giornata per lo scudetto e fermandosi a soli 2 punti dalla capolista Juventus. Il Parma, grazie anche alla modifica della manifestazione (si qualificano più squadre per ogni campionato e non solo la vincitrice) si consola con la prima qualificazione della sua storia alla Champions League.

Fabio Cannavaro si trova a meraviglia con Gigi Buffon e Lilian Thuram, diventando una difesa mostruosa e perno della squadra per gli anni a venire.

L’anno dell’esordio in Champions League

Nel team non ci sono grandi cambiamenti, la stagione 97/98 vuole essere una continuazione della precedente. Peccato che l’impegno in Champions League, dove il Parma si ferma al primo turno, fa consumare risorse importanti e in campionato si replica un nuovo sesto posto.

Per Fabio Cannavaro arriva l’esordio in Champions, in Polonia contro il Widzew nei preliminari della competizione, partita vinta per 3-1. Nel girone invece la prima partita è contro lo Sparta Praga in Repubblica Ceca.

Alla fine della stagione le presenze collezionate da Fabio sono 44 delle quali 31 in campionato, 6 in Coppa Italia e 7 nella competizione continentale.

La vittoria in Coppa UEFA – 98/99

In panchina Ancelotti lascia e va alla Juventus, al suo posto arriva Alberto Malesani; ovviamente per Fabio Cannavaro, diventato oramai insostituibile, il cambio in panchina impatta poco e alla fine della stagione le presenze sono 45, con un gol in Serie A.

La conseguenza del sesto posto dell’anno precedente è ovviamente la qualificazione alla Coppa UEFA dell’anno successivo, competizione nella quale la squadra emiliana fa faville arrivando a conquistare sorprendentemente la coppa, vincendo in finale per 3-0 contro il Marsiglia.

Oltre a Malesani arriva anche Juan Sebastián Verón, fondamentale per la conquista della Coppa UEFA. La stagione in Serie A si chiude al 4° posto e arriva anche un secondo trofeo: la Coppa Italia.

Cannavaro e il nuovo millennio

La stagione 99/2000 inizia con il dolce e l’amaro; arriva l’eliminazione nei preliminari di Champions ma viene vinta la Supercoppa Italiana, trofeo assente nel palmares della società emiliana.

A inizio stagione lascia Veron ma in compenso arrivano Ariel Ortega, Paulo Sousa, Márcio Amoroso e un giovane Marco Di Vaio.

Alberto Malesani non riesce a dare un senso alla stagione e alla fine diventa una via di mezzo tra fallimento e successo. Si chiude al 4° posto, con gli stessi punti dell’Inter e per decretare la qualificazione serve uno spareggio dal quale gli emiliani escono sconfitti.

Per Fabio Cannavaro è un anno particolare perché per la prima volta, nel calcio professionistico, nello stesso spogliatoio c’è anche il fratello Paolo.

Cannavaro alla penultima stagione nel Parma

Oramai lanciato verso altri contesti, il 2000/2001 si apre per Fabio Cannavaro e per tutto il team, con l’addio di Crespo, ceduto alla Lazio per la cifra record di 100 miliardi di lire.

Sembra un affare ma il Parma si instrada verso una via senza ritorno, che si sarebbe concretizzata qualche tempo dopo.

Al posto di Crespo arriva Savo Milošević, inoltre approdano a Parma anche Sérgio Conceição e Matías Almeyda.

Inutile dire che l’assenza di Crespo si percepisce e a farne le spese è Alberto Malesani, esonerato alla quattordicesima giornata e sostituito da Arrigo Sacchi, il quale, tuttavia, durò pochissimi giorni e lasciò (per eccessivo stress) la guida a Ulivieri.

Posizione finale 4° posto in Serie A e finalista in Coppa Italia, dove perde contro la Fiorentina.

L’ultimo anno di Fabio Cannavaro al Parma

Dopo aver perso Crespo, il Parma continua nell’opera di cessione di pezzi pregiati. Nell’estate del 2001 lasciano Thuram e Buffon, destinati alla Juventus.

Sono defezioni troppo importanti e infatti il Parma esce nei preliminari di Champions League. A poco servono gli arrivi di Sébastien Frey, Hidetoshi Nakata e Hakan Şükür.

In autunno lascia Renzo Ulivieri, sostituito da Daniel Passarella, il quale venne esonerato dopo appena 5 giornate e la squadra fu traghettata da Pietro Carmignani.

In Serie A arrivò un decimo posto e l’unica gioia dell’anno fu la vittoria della Coppa Italia, in finale, contro la Juventus, che permise di riscattare parzialmente l’annata disastrosa.

La cessione di Cannavaro all’Inter

Alla fine della stagione, nell’estate del 2002, il Parma continua con le cessioni e questa volta è il turno di Fabio Cannavaro, che saluta e va all’Inter.

Il glorioso Parma di Veron, Ortega, Buffon, Cannavaro, Thuram, Crespo, ecc. praticamente non esiste più, lentamente la squadra emiliana scivola su un piano inclinato che l’avrebbe portata a rimanere invischiata nel crack Parmalat; indirettamente la società subisce il colpo e non tornerà mai agli splendori di fine anni ’90.


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